Science summer school

Imparare divertendosi è davvero possibile? Se ce lo avessero chiesto qualche mese fa saremmo state scettiche, avremmo storto il naso e scosso la testa, perché, diciamocelo, le possibilità che studiare sia piacevole sembrano molto scarse; eppure ci siamo ricredute dopo aver partecipato alla “Science Summer School”.


A questo punto tutti vi starete chiedendo di che cosa si tratta.
Vi diciamo innanzitutto che non bisogna farsi spaventare dalla parola “science”: nulla di marziano per un pianeta di classicisti, solo un nuovo punto di vista sul mondo, che ci apre lo sguardo verso una materia inscindibile dalla natura umana, regolata, come tutto l’Universo, da leggi scientifiche.


Essenzialmente, abbiamo trascorso una settimana ad Assisi presso il Convitto Nazionale Principe di Napoli, dove da ormai tre anni studenti da tutta Italia si recano per prendere parte a corsi intensivi su svariate branche delle scienze, sperimentando in laboratorio e imparando ad indagare la realtà con un occhio critico ed attento a tutti i fenomeni che ci circondano.

Così ci siamo trasformate in scienziate pronte a pipettare campioni di DNA, utilizzando macchine elettroforetiche mai viste prima; in genetiste alla ricerca di una spiegazione plausibile alla diversa percezione del gusto amaro in ogni individuo, colorandoci la lingua di blu e contando il numero di papille gustative fungiformi.

Ancora, siamo diventante entomologhe esperte nella catalogazione di insetti, preparandoli per essere collocati in una teca; ci siamo poi immerse nella stampa 3D, magari senza capire proprio tutto ma uscendo dall’aula con la consapevolezza di aver toccato con mano una scoperta sensazionale, capace di rivoluzionare il nostro vicino futuro, ad esempio riproducendo tessuti, organi, ossa, fondamentali per il progresso della ricerca medica.

Per non parlare poi della robotica: abbiamo ricostruito in laboratorio il meccanismo che permette ai girasoli di orientarsi in base alla luce del sole, improvvisandoci esperte tecniche alle prese con cavi, mattoncini lego e tanta fantasia!

Un’attenzione particolare è stata anche rivolta alle problematiche ambientali, tema attuale e che non possiamo ignorare poiché coinvolge tutti; è così che abbiamo avuto l’occasione di discutere di ecologia e biodiversità, prede e predatori, equilibri naturali che devono essere salvaguardati.

Per non lasciare le nozioni a depositarsi sulla carta dei quaderni, abbiamo anche analizzato al microscopio varie specie di microinvertebrati acquatici provenienti da un ecosistema fiume compromesso e ci siamo rese conto della perfezione di ogni organismo.

Ogni attività è stata svolta secondo il metodo IBSE (inquiry based science education), basato sull’esperienza diretta, per arrivare, secondo un metodo deduttivo, alla formulazione di un’ipotesi che poi necessita una verifica ulteriore in laboratorio.
Tale metodo, oltre alla capacità di collaborare con i “colleghi scienziati”, permette di sviluppare un pensiero critico, fondamentale nel momento della condivisione delle ipotesi.

Non aspettatevi poi che dopo le otto ore di lezione fosse tutto finito, anzi, le attività serali erano altrettanto interessanti e impegnative: ci siamo sfidati in partite a carte, giochi di squadra, trivial e cacce al tesoro, senza mai perdere di vista che “collaborazione” e “risate” erano le parole chiave.

Cosa è rimasto in noi dopo questa esperienza?
Oltre alle nuove nozioni ci ricorderemo per sempre dei meravigliosi amici che abbiamo incontrato, grazie ai quali abbiamo scoperto che le parmigiane sanno essere simpatiche oltre che buone, i Napoletani, otre ad essere i più bravi a fare la pizza, sanno strappare sorrisi stellari, i Sardi sono attivisti sfegatati e i Siciliani hanno cuori dolci come granite al fico d’India.

Abbiamo anche capito che forse il calcetto non è il nostro forte (ci portiamo ancora dietro le ferite), ma è comunque magico alle 5:30 di mattino, quando ancora deve sorgere il sole e tutto sembra possibile.

Arianna Gabanelli 2E – Greta Fontana 2F