CONDIVISIONE - CONFRONTO - INFORMAZIONE Torna al sito del Liceo Romagnosi

Il mostro di Beatrice

Data: 21 Maggio 2025

Tag: Racconti

Di: Laura Biondini

Beatrice era sempre stata una ragazza dolce e apprensiva, ma forse un po’ troppo silenziosa per la sua età. Le accadeva spesso di sconnettersi con la realtà per lasciare spazio a pensieri più piacevoli, immaginando castelli ricoperti di edera, laghetti lucenti e balli ottocenteschi. La sua àncora, durante l’infanzia e parte dell’adolescenza, fu sua nonna Adelaide. Stava spesso da lei quando la situazione in casa diventava insopportabile, quando le urla di suo padre e di sua madre diventavano troppo acute per i suoi timpani, senza mai accorgersi che in mezzo a loro c’era anche una bambina di appena otto anni con gli occhi sbarrati che aspettava solo di prendere sonno. La casa della nonna era un rifugio da tutto e da tutti, perché regnava solo la tranquillità, il profumo della torta ai lamponi e la voce avvolgente e rassicurante di Adelaide mentre spazzolava i capelli ricci e biondi della nipote, raccontandole storie epiche. Quando iniziò le elementari fece nuove amicizie e per tutte e cinque le primavere portò sempre alla nonna un mazzolino di nontiscordardime, il suo fiore preferito. 

“Nonna perchè ti piace così tanto?”, le chiedeva Beatrice.

“Perchè siete molto simili…Nonostante sia un fiore piccolo e fragile, cresce sempre in luoghi selvatici o impervi, quasi a voler dire che anche ciò che sembra più tenero può avere una grande forza”.

Un giorno le aveva anche parlato della leggenda che si celava sotto questo piccolo fiore; si narrava infatti che un cavaliere, finita la battaglia, avesse portato la sua principessa sulla riva del Danubio per regalarle dei nontiscordardime. Ad un tratto però il giovane cadde in acqua e, come ultima cosa, riuscì a lanciare il mazzo di fiorellini azzurri alla fanciulla.

La vita di Beatrice trascorse in serenità fino all’inizio delle scuole medie. Non aveva nessun compagno come punto di riferimento, erano tutti troppo impegnati a richiedere attenzioni per accorgersi di una ragazzina come lei. Aveva provato a parlare con le altre bambine della sua classe, ma ogni volta che correva da loro per giocare, la squadravano da capo a piedi, soffermandosi sulla maglietta blu con le farfalle e il viso paffuto, e se ne andavano senza dire niente. Alla fine della seconda media era riuscita a farsi più amici, soprattutto al di fuori della scuola, ma il bisogno di mettersi a confronto con le altre ragazze della classe rimaneva sempre un’ossessione. Quelle che avevano più compagni e ricevevano molte attenzioni non avevano quel piccolo rigonfiamento sulla pancia come Beatrice, le loro gambe erano snelle e la faccia molto più delineata. Pensò così che, per essere apprezzata, avrebbe dovuto prendere loro come spunto. Iniziò ad alternare giorni di digiuno ad altri in cui la fame prendeva il sopravvento, facendola sentire colpevole. La situazione sfuggì di mano velocemente, perchè era come se un mostro le sussurrasse: “Solo un altro chilo in meno”, e pensò che contare le calorie di ogni alimento che doveva mangiare, circondarsi i polsi con le dita per assicurarsi che il diametro non aumentasse e perdere visibilmente peso fosse fonte di progresso; ogni cosa che faceva dipendeva da quante calorie doveva assumere, manipolata dall’ansia costante che quel 34 diventasse 35 o 36. A peggiorare la situazione fu la scomparsa del padre dopo il divorzio, che costrinse Beatrice a tornare a casa senza la voce flebile della nonna a farle compagnia. Dopo l’arrivo ci furono pesanti litigi con la madre, che costringeva la figlia a mangiare solo per mantenere la sua reputazione da buon genitore e donna d’affari. Sentiva la nonna per telefono tutti i giorni anche se questo non colmò il vuoto che percepiva in sua assenza….Infatti dopo poco fu costretta ad andare in un centro di riabilitazione per disturbi alimentari, sentendosi ostacolata e arrabbiata per non poter raggiungere il suo obiettivo.

Lottava per la cosa sbagliata.

Beatrice aveva troppi sensi di colpa, si sentiva egoista e notava quanto le persone stessero male per la sua situazione, in particolar modo la nonna, ma ormai non riusciva più a controllare il suo corpo, percepiva solo la mente che la puniva per tutto.

Il primo giorno di primavera, ad appena sedici anni, Beatrice scomparve, non prima di aver lasciato alla nonna un mazzolino di fiorellini indaco, proprio come aveva fatto il cavaliere, e un bigliettino:

“Nontiscordardime

Sotto il sole di maggio,

Ti sussurro da lontano”

Per questo, ogni primavera, Adelaide iniziò a piantare sedici nontiscordardime nel suo giardino, sperando che un giorno Beatrice avrebbe potuto trovare la strada verso quella che, anche se non oggettivamente, era sempre stata la sua casa.

Condividi questo contenuto

GLI ULTIMI ARTICOLI DI EUREKA:

21/05/2025|Categorie: Eureka|Tag: |