Baradar, incontro con lo scrittore Francesco Casolo
Data: 27 Febbraio 2023
Tag: Ecologia
Di: Elena Mora
[Immagine: Joan Mirò, Constellations]
26 gennaio 2023, Aula Magna. Le classi 4E, 5B e 2L, accompagnate dalle
professoresse Francesca Alesci ed Eleonora Ferrari, si sono riunite per
incontrare lo scrittore e docente di storia del cinema Francesco Casolo.
L’autore si è fatto portavoce e interprete di una storia capace di ispirare e di
insegnare. È quella di Alì Ehsani, che ha affrontato un drammatico viaggio da
Kabul a Roma per realizzare i suoi sogni e quelli del fratello, Mohammed. I
due libri che sono nati dal racconto di Alì e dalla penna di Casolo sono
Stanotte guardiamo le stelle e I ragazzi hanno grandi sogni. Mille domande
aleggiavano nella stanza, molte delle quali interiori. La storia di Alì, infatti, ha
suscitato domande su noi stessi, su chi vogliamo e possiamo essere. È questo
il potere segreto dei libri: mettere in discussione, cambiare. Creare sogni
nuovi – che poi toccherà a noi realizzare.
Rispondi, Mohammed!
Questo è il leitmotiv struggente che si dipana per i quattordici minuti del cortometraggio
Baradar, scritto da Francesco Casolo e diretto da Beppe Tufarulo. Baradar in afgano
significa fratello. Conosciamo tutti l’antenato latino di questa parola, frater; curioso è però
pensare che il corrispondente sanscrito bhratar deriva dalla radice bhar: letteralmente
sostenere, nutrire. È la lingua stessa, dunque, che ci svela il ruolo del fratello: è colui che ci
sostiene nelle difficoltà, il lumicino che illumina la strada buia, il nutrimento della nostra
crescita personale, il confidente nei nostri più segreti pensieri.
Stanotte guardiamo le stelle è una lunga lettera che Alì scrive a Mohammed, chiedendogli
consiglio, rivolgendosi a lui a tratti con la sua voce di bambino e a tratti con quella di
adulto consapevole. Arrotolando indietro il filo della vita, scopriamo che Mohammed, nella
vita di Alì, è sempre stato presente. Durante il tragico viaggio attraverso l’Asia, quando il
fratello è diventato padre, costretto ad essere la guida di un’odissea umana che era anche la
sua; ma soprattutto dopo, quando Alì in Italia combatte per realizzare anche i sogni di
Mohammed. In virtù del loro legame così forte, i protagonisti del cortometraggio non
potevano che essere due fratelli. Non attori, ma profughi con età e storia del tutto simile a
quella degli Ehsani: al primo incontro con i due novelli attori, racconta Casolo, Alì fissava il
bambino pieno di emozione: rivedeva in lui il piccolo se stesso di molti anni prima, pieno
di dubbi e di qualche certezza. E nell’atteggiamento premuroso del ragazzo più grande
rivedeva Mohammed.
Alì riceverà la risposta a quella telefonata, Rispondi Mohammed!, soltanto molti anni
dopo. La linea del telefono è caduca come tutto il resto; ma il dialogo, immaginato o
sognato, fra Alì e Mohammed non si è mai interrotto. Nei miei pensieri e nei miei sogni è
come se lui non se ne fosse mai andato: ho dimenticato il nome di mio padre, non saprei
ricostruire il viso di mia madre, ma mio fratello mi è sempre rimasto accanto. È un
interlocutore quando cerco conforto per certe mie sensazioni, un consigliere se mi sento
smarrito, un compagno ogni volta che ho bisogno di protezione. Mohammed ha cercato di
proteggere Alì in ogni modo, ma al tempo stesso gli ha mostrato la realtà dura del mondo. I
suoi insegnamenti, validi per la vita, hanno segnato profondamente Alì. Chi si rassegna è
pericoloso, dice Mohammed, perché si è dimenticato di volare. Rassegnarsi significa farsi
scivolare il mondo davanti come se si trattasse della pellicola di un film, fermamente
convinti che non si potrà mai cambiare la realtà: chi si rassegna perde uno scopo nella vita
e passa il tempo ad inseguire fini effimeri. I rassegnati sono il girone mai scritto
dell’Inferno di Dante, coloro che, come gli Ignavi, credono di non poter cambiare il mondo;
coloro che, come i Golosi, hanno fame di arrivare da qualche parte, ma non trovando una
strada agevole si abbandonano all’inazione. È l’impotenza ad abbattere le persone e a
spingerle al crimine, molto più che la necessità. La percezione che comunque non ce la si
può fare. Mai rassegnarsi, sempre correre ed inseguire i propri sogni! Perché le ali
dell’uomo sono i sogni, i desideri, le azioni, le emozioni: non possiamo perdere la capacità
di volare e avere addirittura paura del cielo.
Mohammed aveva, più d’ogni altra cosa, una cieca fede nella realizzazione dei sogni: ha
consegnato ad Alì il suo, perché lo coltivasse. “Siamo fatti della materia di cui sono fatti i
sogni; e nello spazio e nel tempo di un sogno è racchiusa la nostra breve vita” scriveva il
Bardo. La vita senza sogni non ha senso: ogni azione che compiamo, anche la più
insignificante, è il risultato di un pensiero, di un desiderio, a volte anche solo di un
capriccio. Il motore della Storia non sono gli eventi, ma i pensieri, le emozioni buone o
cattive delle persone che della Storia sono state protagoniste. E anche le storie personali
sono la trasposizione dei nostri sogni sul palcoscenico della realtà. Necessariamente,
quando un sogno incontra la realtà, deve affrontarla; deve ritagliarsi il suo piccolo spazio,
deve cercare di convivere con un mondo che già esiste, ma che non è immutabile e fisso. E
dunque, quando i sogni diventano realtà, non risultano mai esattamente come ce li
eravamo immaginati. Bisogna combattere per essi, essere disposti a cadere e poi a
riprovare. Rialzarsi sempre e non mollare mai. Alì Ehsani è la vivente dimostrazione che,
nonostante la realtà e tutto ciò che essa comporta, i sogni non sono illusioni fugaci e
ingannevoli: sono ciò che ci fa andare avanti e che riempie la nostra vita.
Il sogno di Mohammed è stato realizzato? La vita in Europa è davvero così idilliaca? No, la
vita non è mai facile. Alì, appena arrivato dall’Afghanistan con un bagaglio di esperienze
troppo pesante da portare, si rende conto che la sua storia è appena cominciata. Che non
finisce mai. La sua prima mattina a Roma, Alì vede dalla finestra di una casa una
famigliola fare colazione. E si chiede quando succederà anche a lui. Ciò che per noi è la
normalità, per qualcuno può essere straordinariamente prezioso. Alì combatte pregiudizi,
s’impegna e fatica il doppio di tutti gli altri, soltanto per raggiungere quella felicità, quella
sicurezza che noi diamo tanto per scontate. È un ragazzino normale, che vuole costruirsi
un futuro.
Una volta, in Iran, un cameriere aveva detto che non c’era posto per lui e suo fratello,
anche se il ristorante era mezzo vuoto. Anche quando mi sembra di essere più forte,
consapevole e vestito meglio, arriva sempre qualcuno a ricordarmi che per me non c’è
nessun posto in mezzo ai normali. Sono un paria e con i paria è un gioco da ragazzi avere
la meglio. Ad Alì però non importa che sia facile, gli importa che ne valga la pena. E ogni
cammino, anche il più tortuoso, vale la conquista della libertà. Perché in Europa è vero, si
può essere liberi. Liberi di pensare, di scegliere, di essere felici. Di baciare la propria
ragazza per strada, davanti a tutti. E ciò che la storia di Alì mette in evidenza è che ogni
luogo del mondo ha i suoi difetti, i suoi pregiudizi, i suoi scheletri nascosti nell’armadio.
Ma finché ci sarà libertà, finché ci sarà ancora qualcuno disposto a guardare oltre le
apparenze, allora l’Europa sarà davvero una terra dei sogni. Non la terra dei sogni già
realizzati, ma la terra dove lottare per essi è diritto imprescindibile. Nonostante tutto.
Nel primo capitolo de “I ragazzi hanno grandi sogni”, Alì racconta la sua storia ad una
psicologa del Comune di Roma. Curiosamente, narra in terza persona: certamente parlare
della sua esperienza gli risulta difficile, ha bisogno di proteggersi proiettando la propria
realtà all’esterno, su un bambino qualunque. Ma in tal modo, questo “bambino qualunque”
che è Alì diventa anche tutti noi. La sua storia, raccontata in terza persona, può essere la
storia di tutti. Diventa paradigma universale. Perché le persone, anche se hanno vite
diverse, parlano lingue diverse, hanno età diverse, pensano diversamente, sono
accomunate da una cosa: la ricerca della felicità. Alì l’ha cercata con fatica, sacrifici, ma
forse infine l’ha trovata. E la sua storia può ispirare molte persone a condurre la stessa
ricerca.
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