Forse dovrei non pensare

Data: 20 Novembre 2022

Di: Davide Cassanelli

Camminavo per il centro con lo sguardo alto a guardare le finestre delle case con l’intento di scorgere oltre i vetri qualche persona o qualche soffitto.

Mi riportò sulla terra il rumore di una saracinesca che, come il mio sguardo, si abbassava e osservando i miei passi mi accorsi che stavo camminando perfettamente all’interno di ogni mattonella. 

Mi stupii e decisi che avrei dovuto continuare a far poggiare le mie suole sullo sporco bianco e mai sulle linee che lo delimitavano, mi ritrovai così a camminare in modo scomposto, con un passo irregolare, le mani fuori dalle tasche per bilanciarmi e lo sguardo costantemente basso quasi fossi un ubriaco alla ricerca delle chiavi di casa perdute a terra.

Persi il gioco dopo qualche metro pestando una riga e la sconfitta inaspettatamente mi fece riflettere.

La mattonella mi fece capire che in tutte quelle circostanze in cui mi rimproveravo di pensare troppo sbagliavo e che l’errore non stava nel pensare eccessivo ma proprio nel pensare: a quel che facevo, ogni tanto, non dovevo proprio pensarci.

Rimasi ad osservare la linea pestata e in un istante un mare di immagini mi assalì la testa dandomi la possibilità di rivivere sprazzi semplici ed apparentemente insignificanti della mia vita. 

Io che a Roma, guardando le tazzine di caffè sul piattino, mi concentro per non farle rovesciare e finisco con la maglia colorata di marrone; io che credendo di non sapere il procedimento corretto dell’espressione inizio a pensare a mille altre possibilità sbagliando e successivamente scoprendo che la mia scelta sarebbe stata corretta, io che mi cruccio su come approcciare una ragazza che mi ha colpito optando per un mi piace finalizzato a ricordare che esisto nonostante sia consapevole che mi basterebbe semplicemente scriverle o alla prima occasione parlarle ed in fine io che immobile osservo il mio piede dopo aver perso ad un gioco che precedentemente vincevo senza nemmeno accorgermene.

In tutti quei momenti non ero insicuro di quel che facessi, anzi, ero molto consapevole delle mie capacità o possibilità però rimanevo ugualmente insicuro della mia sicurezza. 

Dovevo semplicemente andare avanti in molte circostanze e non pensarci, perché forse la scelta giusta non era sempre quella più difficile oppure più razionale ma quella che mi sentivo e sapevo, nonostante non ne fossi convinto, essere giusta. 

Smisi di riflettere e arrivai a casa senza pestare nemmeno una linea, riuscii addirittura a stare all’interno delle strisce bianche e felice della tesi scaturita dalla passeggiata iniziai a rimuginarvi su precipitandomi su per le scale.

Durante la salita cercavo di vedere i punti di congruenza nella mia riflessione ma appena mi accorsi che più mi spingevo a fondo nella ricerca più la mia convinzione di sicurezza iniziava a vacillare, mi fermai e mi dissi che forse semplicemente dovevo non pensarci.

20/11/2022|Categorie: Eureka|Tag: |