Non solo parole

29/10/2023

Tag: Cultura

Di: Veronica Baldi e Maria Vittoria Eventi

[Immagine: Joan Mirò, Constellations]

Credo che tutti ricordiamo bene quei lunghi mesi che abbiamo trascorso in casa durante la pandemia. In poco tempo siamo stati privati della nostra libertà, senza avere la possibilità di ribellarci. Ci siamo aggrappati alle nostre passioni e le abbiamo adattate all’ambiente di casa per non perdere la testa, per sentirci ancora in vita, nonostante tutto. È una specie di meccanismo di difesa dell’essere umano nei momenti di oscurità ed è proprio da questa oscurità che molti di noi hanno trovato il coraggio di uscire, attraverso la scrittura, la lettura e anche la poesia. 

La nostra classe ha avuto l’opportunità di conoscere Visar Zhiti, poeta e scrittore albanese contemporaneo che ha vissuto l’incubo della dittatura di Hoxha. Non era più possibile per lui coltivare la sua grande passione. ‘Secondo sole’ è il titolo della poesia che lo ha condannato a dieci anni di carcere e lavoro forzato nelle miniere: Visar nutriva la speranza della nascita di un nuovo sole dal sangue del suo Paese che simboleggiasse rispetto e affetto tra gli uomini. Durante l’interrogatorio gli venne spiegato che il sole era simbolo del partito e quelle parole esprimevano il desiderio del suo fallimento. Lui stesso si dichiarò colpevole, disse che quella poesia racchiudeva la sua più profonda tristezza e disapprovazione verso un governo e degli ideali che non gli appartenevano. Ogni attività che implicasse individualità venne proibita e fu proprio dietro le sbarre che Visar ne capì il motivo: la poesia gli permetteva di continuare ad avere un pensiero proprio, lo ha sempre reso libero. Con questa consapevolezza continuò a scrivere di nascosto e, quando non poteva farlo, recitava nella mente poesie e versi, anche di opere italiane, che conosceva a memoria. Visar rischiava la sua vita ogni giorno ma non era solo. Molti altri, incarcerati come lui, lo capirono e lo aiutarono a nascondere le sue poesie. Perché lo fecero? Perché compresero il valore delle sue parole, si unirono a lui spinti da un sentimento comune per SALVARE LA POESIA. Visar ancora oggi ci esorta a fare questo: salvare la poesia e custodire la nostra cultura, la nostra storia e la nostra identità in un mondo complicato. Ma come facciamo a riuscirci in un’epoca dove la tecnologia sostituisce tutto, anche i sentimenti? Visar ci risponde  ponendo a noi un’altra grande domanda: “Che cos’è davvero la poesia?” La poesia è un linguaggio universale che non conosce limiti, è qualcosa che va oltre il tempo e lo spazio, capace di parlare mille lingue senza curarsi dei confini. Poesia è ovunque, è realtà, uno sguardo sul mondo, occhi nuovi che ci permettono di reinventare quello che vediamo e spesso anche ciò che ci sfugge. Oggi la nostra vita è come una grande corsa ma sono proprio le parole a dirci di fermarci, riprendere fiato e ascoltare le emozioni e le vibrazioni dell’animo. La poesia attraversa ogni cosa: un fiore con i suoi colori, un sentimento che ci fa battere il cuore, i volti della gente per strada, i banchi di scuola, la bellezza della natura, ma non solo: anche un pianto è poesia, anche un fallimento e persino una perdita.

C’è poesia dove c’è sofferenza, dove c’è buio, dove c’è incertezza sul proprio destino. C’è poesia anche dove è bandita, perché in fondo non si può bandire ciò che è colmo d’amore.  Dante pensa che è ‘l’amor che move il sole e l’altre stelle’, eppure, a volte, è proprio il sole ad avere la forma di un cuore, dice Visar Zhiti: un sole e delle stelle che sono sotto gli  occhi di tutti, perché non possiamo e non potremo mai cambiare i sentimenti umani. Scrivere significa dire qualcosa che non possiamo dimenticare e la poesia non può e non deve essere dimenticata, non va condannata e nemmeno rinchiusa. Questa è forza liberatrice che spalanca ogni porta, persino le sbarre di una cella se è necessario. I versi sono curativi, sono soffio vitale, una luce che dà speranza e che tende alla ricerca dell’infinito, quello oltre la siepe. Il poeta è un minatore, esattamente come lo è stato Visar, che riesce a calarsi nelle più profonde gallerie dell’anima. C’è eternità nella poesia, un “per sempre” capace di resistere al tempo che passa e alle mode: questo è il motivo per cui i grandi poeti del passato ci parlano e sanno farci emozionare ancora oggi. La testimonianza di Visar Zhiti è un dono, perché ci mostra che l’uomo può sempre scegliere l’amore, anche in mezzo alla disumanità. Abbiamo capito che le nostre parole racchiudono un mondo, il nostro mondo, e non dobbiamo mai smettere di esprimerci per paura: per questo motivo abbiamo deciso di essere coraggiosi come Visar e vogliamo dimostrarglielo,  proprio con una poesia.

“Sei rinchiuso in una cella fredda e buia,                                           

delle deboli fiammelle ti circondano,

scrivi singhiozzi di vita su un foglio con il sangue.

Le tue pagine sono inzuppate d’amore.

Non vedi la strada, non conosci il tuo cammino,

ma sai che queste stelle, le tue stelle,

 ti guideranno.” 

  • Sophia Fiore 

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